Intervista con Giovanni Melapioni
Potresti presentarti per il pubblico di www.filmbasen.net?
Salve a tutti, è un piacere conoscere e farmi conoscere dagli amici di filmbasen. Sono nato nel 1980 a Civitanova Marche, una città italiana che si affaccia sul mare Adriatico. Ho sempre avuto una passione per la storia, in particolare quella militare e questo ha influenzato tutta la mia vita. Da circa dieci anni ho iniziato a scrivere romanzi di genere storico avventurosi, per la stesura dei quali impiego moltissimo tempo nella ricerca storica. Sono sposato e vivo con mia moglie, le mie figlie e quattro cani e cinque gatti.
Come hai iniziato a scrivere e c’è un altro autore che ti ha influenzato?
Ho iniziato a scrivere in maniera concreta mentre ero impiegato come vigilante per la sicurezza di siti sensibili. Un lavoro che mi lasciava parecchio tempo libero tra i turni. Una notte particolarmente insonne, dopo aver lavorato fino alle due del mattino, decisi di provare a rendere su carta un’ispirazione che avevo avuto poco prima. Da allora non ho più smesso di scrivere.
Cerco di avere uno stile quanto più personale possibile ma tre autori mi hanno formato: Ernest Hemingway, John R.R. Tolkien e Bernard Cornwell.
Puoi raccontarmi del tuo romanzo aquila di Teutoburgo e dei libri sul periodo romano che cosa significa questo per te come sono i personaggi e come hai lavorato con la storia e come ti colleghi rispetto alla serie Netflix?
Non seguo serie tv da diverso tempo, credo almeno quattro anni. Io e la mia famiglia abbiamo scelto di vivere in una zona non servita da internet (incredibile, esistono ancora posti così senza fuggire in una foresta!) quindi non posso dire quali punti di contatto ci siano con eventuali serie tv, di sicuro sono casuali nel caso. L’Aquila di Teutoburgo è stata la mia punta di lancia per inserirmi nel genere del romanzo storico di epoca romana. Un racconto lungo che serviva a introdurre gli appassionati alla mia scrittura dato che fino a quel momento avevo scritto solo di Seconda Guerra Mondiale e Medioevo. In questi giorni sta per uscire il primo vero e proprio romanzo, ambientato però in epoca repubblicana, quella che preferisco, e un saggio che approfondisce uno degli argomenti, a mio avviso, più affascinanti della Seconda Guerra Punica: il destino dei sopravvissuti della battaglia di Canne.
Scrivere di storia romana, per un italiano, è come occuparsi dei propri ancestrali avi. Emozionante e impegnativo, sei portato a non trascurare nulla, a rendere al meglio il passato che senti come tuo.
Hai scritto un romanzo ambientato in Sicilia una questione d’onore che vede lo sbarco anche sotto gli occhi dei tedeschi come è stata quest’esperienza quanto è inventato e quanto è vero?
Il romanzo Missione d’onore ha vinto un prestigioso premio, indetto dalla tv nazionale. L’esperienza che volevo fornire era quella di una storia dove il bene e il male si confondevano nella logica di dover prendere delle decisioni quando si arriva al confronto tra queste due entità: decisioni che non sempre sono scontate quanto la visione che si ha di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ho in qualche modo dovuto utilizzare i tedeschi, i nemici per così dire, proprio per rafforzare il concetto e il messaggio che la storia veicola. Le vicende dei protagonisti sono frutto della mia inventiva ma il contesto storico è accurato. La battaglia di Primosole, combattuta a luglio 1943 in Sicilia e da me raccontata, è precisa minuto per minuto.
Hai scritto un libro d’amore il torneo mi parli un po’ di questo e che differenza c’è tra questo e il Giglio e i Grifone?
La saga de il Giglio e il Grifone è composta di tre libri, legati l’uno all’altra, per un totale di più di mille pagine. Il Torneo è un racconto più breve, ma a mio avviso molto intenso. L’ho scritto durante un viaggio in Scozia, ispirato dall’atmosfera del luogo. L’idea per il personaggio femminile, però, me l’ha data una canzone che veniva passata in radio in quei giorni in maniera ossessiva. Non dico il titolo, sfido i lettori a scoprirla da soli e magari a farmi sapere contattandomi.
Mi puoi parlare dell’ultima offensiva. Non raccontarci la trama ma i personaggi i diversi intrecci?
L’Ultima offensiva è stato il mio primo romanzo. Lo definirei un romanzo bellico, prima di ogni altra etichetta, e proprio la guerra è la protagonista assoluta. La struttura e l’intreccio sono studiati per mostrare un affresco quanto più completo possibile, con i protagonisti che si incontrano, si scontrano e si allontanano come rette convergenti in punti prefissati della storia. La linea temporale è continua, senza flashback, ma la vicenda incentrata durante l’offensiva nelle Ardenne del 1944, è raccontata da diversi punti di vista. Civili, americani e tedeschi in egual misura.
Il ciclo letterario Il Giglio e il Grifone sono romanzi sulla cavalleria francese come mai ti sei dedicato a questa quanto ricerchi per le tecniche di battaglia e per il quadro storico`
Volevo raccontare il medioevo centrale, quello della cavalleria che si afferma come élite non solo guerriera ma anche sociale. Il medioevo dei castellani privi di controllo, quello dei re deboli e alla ricerca di vero controllo oltre al prestigio della carica. Volevo, inoltre, raccontare della spedizione di Boemondo in Grecia per conquistare l’impero d’Oriente che tanto i normanni hanno desiderato. Ecco perché ho scelto il 1106 come anno di inizio della vicenda.
Per quanto riguarda la ricerca storica posso dire senza tema di smentita che ho dedicato ai temi raccontati nella saga quasi tutto il tempo da che ho ricordo di studi al riguardo. E’ stato come se sin da bambino mi fossi preparato a scrivere questa e le storie che verranno in futuro. Ho consultato, nel corso degli anni, migliaia di documenti e testi, per approfondire quei lontani anni.
Mi puoi raccontare sulla tua passione per i normanni?
Di loro mi affascina la capacità che ebbero di reinventarsi come cavalieri. Venivano da un passato diverso, basato sul combattimento a piedi, in formazione serrata scudo contro scudo. E’ incredibile quanto siano riusciti a padroneggiare e cambiare l’arte della guerra a cavallo, diventando per un paio di secoli la cavalleria pesante più temuta d’Europa.
Ci sono scrittori svedesi che ti piacciono?
Niklas Natt och Dag mi ha affascinato con il suo 1793. Sto per leggere il secondo volume, 1794, ma le premesse per una bella storia, ben raccontata, ci sono tutte.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho iniziato una nuova saga medievale, questa volta racconterò la formazione dei primi Comuni Liberi in Italia, attraverso le vicende di uno dei personaggi principali del ciclo Il Giglio e il Grifone, quindi siamo agli inizi del XII secolo. Non ho ancora deciso quanti libri ma sarà un grande affresco storico su un periodo meno conosciuto rispetto al secolo successivo, quando i Comuni sono ormai realtà affermate. In parallelo ho iniziato la saga del Legionario Eterno che racconterà la guerra di Roma contro Annibale.
Hai pensato a scrivere sulla storia svedese?
Da appassionato di storia napoleonica, anche se ancora non ho osato scrivere nulla al riguardo (perché devo essere assolutamente certo di padroneggiare tutti gli aspetti storici di un periodo prima di dedicarmi alla stesura di un romanzo) credo che approfondirei l’epopea di Jean-Baptiste Jules Bernadotte, in particolare delle sue azioni come regnante. Una storia dall’ampio respiro, come i classici di Tolstoj o Hugo. Chissà che questa intervista non sia lo sprone giusto per iniziarla?
Grazie Roberto per l’ospitalità, è stato un piacere per me essere ospite presso di te. Un saluto a tutti i lettori, vi auguro sempre e soltanto buone letture!