Gasamn al ducale
l'omaggio al nostro comune zio Vittorio
Vittorio Gasman ha seguito fatto crescere anche culturalmente generazioni di italiani è il merito principale della mostra allestita al palazzo ducale nella sua città dove era nato anche senza essere genovese ma un po’ tedesco con un padre quasi hippie che era andato a piedi da karlsrhuere rue a Genova e da una madre ebrea pisana ma con il cognome veneto che seppe legare alla città di genova pagine immense. L'esperienza teatrale a Genova fu di Nichia ma belissima con il grande Luigi Squarzina in opere come Macbeth del quale vediamo un costume che a parte l’elmo sembra essere uno dei wilding in trono di spade allo stupendo genovese e torinese Riccardo III con un cavallo impressionate alla vedova scaltra di Goldoni spettacolo di quanto più lontano poteva esistere nello stile melanconico naturalistica e rimbombate sia nel tragico che nel comico all’ultimo recital su Moby Dich di Meldville nel quale supero i suoi omonimi britannici o meglio americani Orson Wells e gregory Pech. Questa parte del teatro é la più bella la più intima con spettacoli grandissimi come Adelchi al teatro tenda ma anche il rovinoso Oreste di Vittorio Alfieri autore troppo poco rappresentato che Gasman interpreto per Visconti che poi lo ignoro preferendogli Maotriiani e altri. Questa parte é la piú intima anche con l’opera di Pasolini che non lo utilizzo nel cinema immaginatevelo nel Decameron e nei racconti di catnerburya Santa Giovanna in Sicilia Catania opera enorme. Essendo pur sempre anche se nato a Struppa al tempo quartiere periferico con una sua speciale identità un genovese si vede anche quello che non ha fatto come i ruoli nel Nome della Rosa ei molti ruoli che poteva fare da attore cinematografico. Qui vediamo due vita come l’uomo più spettacolare il diabolico Antonin nel meraviglioso Guerra e pace di ing Vidor dove peró é l’unico didascalico ai capolavori quendo rapresneta un immagine grottesha ma anche vera del popolo italiano in film enormi. Il faccendiere siciliano a fianco di un nobile ma odioso Ugo Togniazzi in “nel nome del popolo italiano “ di Dino Rusi al cardinale autoritario popolare ma anche aristocratico e reazionario nel nuovi mostri dove cita il vangelo al rigido colonnello in “Il deserto dei tartari” film girato in costumi asburgici in iran per me bellissimo con a fianco il naturalista Max von Sydow e il meraviglioso per l’occasione Giuliano gemma film di Zunini bellissimo e i”Il sorpasso” quando presenta tutto quello di negativo che c’é nell’Italia ma anche strizza l’occhio a Michelangelo Antonioni regista che amava molto. Nella mostra non hanno grande posto alcuni film come “I soliti ignoti” e “la grande guerra “ dl quale si parla solo della gestazione ma ha un posto enorme il dittico su Brancaleone con due costumi il primo nella primmo film “L’armaat Barcaleone” e l’armatura da improbabile samurai in “Brabcaleone alle Crociate”. Sembrano costumi che vengono da un alto medioevo quello dei plebei dello strano e difficile modo appenninico. Due film stupendi dove diede il meglio con Mario Monicelli un grandissimo per poi andare ai2picari” altro film da cineteca sul siclo de oro cn il melanconico barone che va a prendere diverse comunioni. Il sodalizio con Ettore Scola dal meraviglioso “Se permette parliamo di Donne” allo scontro con l'infermiere interpretato da nino Manfredi in “C’eravamo tanto amati” alla “famiglia “ film che per me a detto tnato. Tutto é indefinito siamo ai Parti ai parilioa trastevere siamo da qualche parte ma siamo in una grande famiglia caleidoscopio dei cambiamenti dell’Italia anche se non é arrivato Berlusconi con il quale collaborò professionalmente e neanche internet. Un qualcosa di meraviglioso e strugente mentre la cena é pù allegro. Am c’era anche un gasman regista con il gradevolissimo Kean genio e sregolatezza dove con l’abile Spalla di Enrico Maria Salerno e Eleonora Rossi Drago rese giustizia al grande mattore. Una mostra che ti fa voglia di vederlo e rivederlo di un atore di uan straordinaria modernità che ci ha lascaito troppo presto.
Robert Fogelberg Rota