A Nino
Ennio Germano è nino Manfredi
Titolo In Arte Nino
Regia Luca Manfredi
Interpreti Ennio Germano Miriam leone Stefano Fresia
Distribuzione RAI
Voto Capolavoro
Pochi film biografici sono riusciti cosí bene come in Arte Nino. La scena amdre dove vediamo come il personaggio è veramente Nino manfredi è quando Nino sul lago di Bossena si dichiara per Erminia dopo uan gita in vespa , la fotografia diu Fabio Olmi è belisisma molto elegante molto italiana il montaggio di Lucina Pandolfetti molto bello rapido e dolcee le musiche di Nicola Piovani sono le musiche di Piovani le melodie dolci è armoniose tipiche di questo compositore. Sul più bello arriva un cameriere a chiedere il conto di un pover Saturnino o Nino che non ha ancora preso il caffè. Nino Manfredi era un lunare capace di portare Pierot al cinema nella vita moderna e i suoi personaggi dal diabolico Giacinto all’irritante cameriere di Pane e cioccolata passando per molto altro avevano un ‘umanità una forza nella gentilezza. È uno sfondo tragico che si nota fin dall’inizio quando Nino che poi per me diventerà l’emblema stessa della forza e della salute (peccato che non fece mai incursioni nel cinema d’azione) è internato in un sanatorio. Un luogo tero d’architettura del Ventennio pieno di dolore la tubercolosi e disciplina che puó essere quella abbastanza ridicola del professore Giuffrira benissimo interpretato da Leo Gulotta a quella sostanziale ovvero interiorizzata di prof Giuffria anche qui una lezione di recitazione del bravo Roberto Citttran. Ma il sanatorio è anche un luogo di amicizia di spedizioni notturne dove vediamo il vizio del fumo che ci tolse un attore capacissimo troppo presto e fatto per esorcizzare la morte dagli scherzi pesantissimi a Zagaja un bravo Vicenzo Nemotado, alla canzone per il malaticcio e completamente gabbro Lampadina un bravissimo Luca di Giovanni all’amicizia scontro con Emanuelel Caserlo Cesare detto scommetti. Un gruppo di amici al quale si aggiunge l’infermiere nello un bravissimo Giorgio Tirabassi che sará modello di Manfredi pe ril ruolo che abbiamo amato di più l’infermiere in “C’eravamo tanto amati”. Questo Nino che vede sogna e impara e si vedono anche il contrasto con un fratello quadratissimo ma simpatico Dante Flavio Furno ha un rapporto conflittuale con i genitori il commissario tutto di un pezzo Romeo un grandissimo Duccio Camerini e la madre religiosissima Antonioa una bella oltre che brava Anna Ferruzzo. Sarà un rapporto ricco pieno di incomprensioni tra dei genitori che gli vogliono troppo bene e poi sono sicurissimi alla fine della bontà della scelta di un figlio coscienzioso ma troppo vivace. La madre prima quando nell’immediato dopoguerra partirà una tournée in Umbria e il padre quando senza divisa lo vedrà in televisione fare uno shech in dialetto ciociaro per mostrare che i burini sanno fare ridere senza volgarità e senza che gli si ridà dietro ma che si ridà e si pensi. Ennio germano è mingherlino con quel viso da eterno ragazzo ma diviene nei modi nella mimica e anche nella prestanza il Nino nazionale essendo stato prima il saturnino. La recitazione è istrionica ma nel senso di virtuosa imita una gallina che rimane alquanto stupita sa fare le gocce e presenta a un esame universitario l*Arlecchino Servitore di due padroni bene come i vari Marcello Moretti, Ferruccio Soleri e perché no anche Enrico Bonavera mascherando il ciociaro con il veneto. È un attore da commedia dell’arte e si vede benissimo anche quando incontro i quattro personaggi magici Gianni Bonaguerra un bravo Vincenzo Zampa Rosella Falk ricordiamo interprete finissima rincarnata da Barbara Ronchi il padre intellettuale che è Orazio Costa un tetro Pietro Ragusa e soprattutto l’amico Tino Buazzelli attore di teatro e di cinema oltre che di televisione che è Stefano Frisia. Il corpo di Stefano frisia è atletico ma pesate la dizione istrionica e siamo di fronte a un personaggio di commedia dell’arte anche personaggio quasi boccaseco perché introduce Nino nei Bordelli dove incontra il padre che lo caccia ma anche il primo amore. Non è un caso che la prostituta gentile interpretata da Sara Lazzaro detta Iolanda che rincontrerà come fans rispettabile sia veneta perché veneta è la commedia dell’arte e l’inizio del teatro. Un teatro fatto di ironia , un sarcasmo sottile che nasconde un ‘amarezza per uan condizione di sudditanza. Si vede molto bene prima con i fascisti crudeli e villaggi rozzi nella loro aggressività e poi con gli americani anche loro dei ciociari ma precisamente come il non meglio identificato regista di film romani interpretato da massimo Wertmüller sicuri per la loro posizione di comando di prendere e poter aver tutto. Da noatre che anche loro snobbano il povero Nino che gli fornisce una bellissima imitazione di Charlote. Qui ammiro moltissimo Manfredi che introduce i due furti quello ai frati da parte di Nino e tino mascherati e poi agli statunitensi di benzina che sono barvata un po’ come il fumo. I tedschi o nazisti in una scena che ricorda l’arrivo dei dragoni bavaresi nel meravigliosa “Nell* anno del signore” dove Nino Cornacchia amoreggiava con la bella Giuditta quella Caludia Cardinale che poi non fu altro che Rossela Falk in versione maggiorata è bellissima molto intesa e i nazisti visti da lontano non sono che degli arroganti che non apprezzano l’Italia. Un film che ci colpisce e ci diverte e infonto la perfetta Miriamo leone bravissima nel ruolo di Erminia non è che l’amore con l’A maiuscola. Un film che ha bellissime scena anche quella degna del posto delle fragole del sogno e che va visto e rivisto magari anche quando finirá la pandemia al cinema
Robert Fogelberg Rota