Piú che l'autunno la primavera del medioevo
Un quasi capolavoro
Un quasi capolavoro
Titolo Narciso e Boccadoro
regia Stefan Razowitzky
Interpreti Jannis Niewöhner:
Distribuzione Rai Play
voto capolavoro o quasi
allora inizierò raccontando la scena più scarsa che é un autogol pazzesco uno dei protagonisti l’ottimo Jannis Niewöhner: irriconoiscibile perché uguale a Travis Fimmel nel ruolo di Ragnar Lokbrok decide di partecipare a una battaglia. Solo delle lance faccia dipinta e un urlo. Un ascena ignorante e sconvolgente di un film che cerca di ripercorrere fraci conoscere il come era o forse come poteva essere l’ultima stagione del gotico internazionale nella variante tedesca. La struttura del film di Stefan Razowitzky é perfetta e vuole a tutti i costi riflettere quella con l’aiuto di Robert Gold la struttura del meravigliosa romanzo di Hermann Hesse Il protagonista é il giovane Boccadoro abbandonato dal padre in un monastero benedettino quando é un bimbetto discolo interpretato dal simpatico Jeremy Miliker da un padre arcigno e severo un monumentale Johannes Krisch che lo odia solo per il fatti che ricorda la amare. Nel monastero avrà un padre distante l’abate Daniele interpretato da un altro ruolo bellissimo di Branko Samarovski e dovrà andarsene incontrando uan vita quasi picaresca. La fotografia di Bededict Neuenfels é perfetta capace sia di ricrea l’arte di quel periodo ma anche di migliorala farla viva tridimensionale mentre il montaggio di della viennese Britta Nahler della tradizione e del linguaggio filmico germanico alternando sequenze d’azione a sogni o meglio allucinazioni e primi piani che mettono l’anima al lavoro. Nel suo viaggio per il mondo che poi potrebbe anche essere il viaggio iniziatico del Batman Christian bale nella trilogia di Chris Nolan vediamo coem a poco a poco il giovane Boccadoro inizia a conoscere un percorso molto iniziatico con la scena del mercato che lo porta all’amore o meglio al erotismo con due bellezze teutoniche ma anche raffinatissime le damigelle gotiche lydia che é al bruna Emilia Schûle che si farà beffe di Boccadoro due volte la prima giovane e nelle scene nel paesaggio inevati, in una sequenza quasi da cinema giapponese e la seconda la bionda Julia che ha il volto infantile ma accattivante di Elisa Schlott . Questa potrebbe essere definita la nuova Cthrine come la diva belga nel monumentale Brancaleone di Mario Monicelli né un’ amante respinta lei e l’amante che si prende la rivincita anche con la capacità innata del riuscire a fare l’arte a immortalare il giovane prima della scena della tortura quando ricontererà il suo doppio. Sono scene incredibili e si vede come lei come pittrice sia superiore a un giovane tutto sommato nobile che manca dell’arta ma conosce l’artigianato. Julia sposata con il principe nella rappresentazione più che interpretazione di Georg Friedrich una coppia dell’imperatore Massimiliano é l’unico personaggio che progredisce. Si vede bene come all’inizio la sua vita sia semplice in un castello retto da un feudatario in realtá un ex cavaliere teutonico che ritiene di essere stato una macchina da guerra contro i lituani pagani e i russi ortodossi interpretato dal divo Mathias Habich altresì noto per aver interpretato diverse volte von Pauls personaggio chiuso e indeciso che perderà definitivamente il sogno teutonico di espandersi a est con la battaglia di Stalingrado. La sosta nel castello farà in modo per Boccadoro di poter raggiungere la realizzazione professionale ottenendo i rudimenti della scultura linea. L’artista Nikolai interpretato da Uwe Ochsenknecht ha caratteristiche molto militari in tutto e la scena del rifiuto del matrimonio con la figlia Liseth Roxana Duran e sia molto comica ma anche profondamente drammatica perché è l’inizio della peste. Qui il riferimento e per me al film tedesco migliore di tutti i tempi il “Faust”di Wilhlem Munrau e il grande affresco viene sia semplificato ma anche reso più vicino da con un uso della natura che ricorda Terence malicker in The tre of life ma anche the New World con l’idillio della relazione campestre con Lele la bravissima attrice olandese Henriette Confurius . Anche la scena della violenza carnale che é la più disturbante del cinema dopo quelle in “Lilja for ever” di Lukas Modysson e soprattutto di Pupi Avati in “la casa delle finestre che ridono a opera di Ulric il vagabondo impersonato da Michael Glantschnig . La peste porta anche a un personaggio allegorico quello della vecchia lasciva ma forse ancora regale Gräfling che é Sunnyi Melles . Un ruolo difficile che potrebbe anche ricordare la mamma di Boccadoro ma anche la giovinezza che fugge in questo autunno del medioevo mentre sotto le alpi era in Italia. Il secondo protagonista é narciso da giovane Oskar von Schönfels irritante nella sua perfezione da “abatino “ per poi divenire un personaggio tutto simpatico che conosce il mondo solo per i libri ma lo conosce davvero e sa bene quello che può e non può fare e nell’interpretazione di Sabin Tambrea un uomo tutto sonato d’azione. Solo che ben ricordato dal monaco Anselmo il tedesco libanese Kida Khodr Ramadan il monastero non é ormai proprio come Boccadoro in un buono stato . Il personaggio che vorrei ricordare più di ogni altro però é Lothalr l’antagonista il monaco manesco é fantico che ha il noto volto di uno dei migliori attori di sempre prima della DDR e poi della Germania riunificata André Hennicke . È questi che sbaglia l’idea di base é considera i due giovani Boccadoro e l’abate come due amanti mentre in realtà si tratta di un amicizia tenera e intesa. È spaventato dall politrico per via della sua misoginia. Tutto questo con un contorno di dame cavalieri e monaci e un personaggio che secondo me é derivato dai romanzi di Walter Scott e soprattutto da Ivanoe quello della giovane ebrea Rebeccka che ha il viso di Jessica Schwarz . Un ruolo inteso e drammatico ma anche raffinato in un film purtroppo rovinato da una scena che centra come i cavoli a merenda quella della battaglia ma comunque da vedere e rivedere
Robert Fogelberg Rota