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In memoria di Philipe Leroy

Il francese più amato dagli italiani

La morte di Philippe Lrouy mi lascia molto triste ed è doveroso dedicare alcune righe a questo grande è sottovalutato attore. Noncercherò di riprecorer la sua carriera in maniera cronologica, ma parleó di alcunee di alcune produzioni che per me hanno deto grosse emozioni. Molta dell’arte dell ‘aristocratico leroy derivá dal fronte popolare La super conservativa repubblica francese che con un guanto di velluto molto sottile dominava con il pugno di ferro l’Africa e molti altri paesi in giro per il mondo- purtroppo Philippe leroy fu implicato in un ‘atroce guerra coloniale a Din Be Fu- ebbe un esperimento non da poco di rinnovamento culturale nel fronte popolare. Marxisti con Sarte, socialisti come Camus e cattolici come Mouriac rinnovarono rispettando la tradizione la lingua e soprattutto si creo un grande cinema nazionale dove il comico e il tragico non erano più separati ma erano complementari. qleroy portò questa lezione anche nel cinema italiano con dei titoli grandissimi come “State boni se potete di luigi magni film agiografico di San Filippo neri dove il simpatico santo fiorentino viene inserito nel suo tempo la Roma del 1600 à . Philippe Leroy è un certo Ignazio de Loyola pomposo miltare ferito serissimo ma per questo divertente e dal ruolo di spalla di Jonny Dorelli riesce a prendere la scene. Un qualcosa che porta il film a diventare un’opera tra quelle di Magni indimenticabile; più simile a una a poesia pasoliniana molto cattolica ma anche molto diversa nel senso che  riesce a prendere gli aspetti positivi e a mettere in luce anche i diversi problemi di questo movimento. Un film secondo me bellissimo come anche “Caccia all’uomo” di Riccardo Freda una storia di criminalità che preparano le grandi figure dei briganti. Ma dove LeRoy diede il massimo  la grande commedia presentata con pasquale Festa campanile che descrive in maniera perfetta il Settecendo romano tra astuti popolani e  aristocratici burini il principe Ascagnio in Lle voci bianche” e spalla di Burt Spenser i  “Il soldato di ventura” che in chiave comico ironica presenta la disfida di Barletta. . Purtroppo questi lavori per altro molto belli hanno una non padronanza tecnica che si vedono anche un po’ i quella che è secondo me l’opera principale Sandokan. Anche se con una lingua abbastanza astrusa Emilio Salgari resta uno degli scrittori più importanti della fine dell’Ottocento e i suoi romanzi palesanouna certa critica al colonialismo che si vede molto bene nella figura elegante e ironica di Yanez che per me resta un ruolo militare. Un caratterista leRoy di cui sentiremo parecchio la mancanza

Robert Fogelberg Rota