Sanremo é sempre Sanremo

Il comico, la melodia e la provocazione

Sanremo e Sanremo. Presentato per la prima volta in un Italia con le macerie fumanti della seconda guerra mondiale diventata una repubblica a oggi in un paese pieno di tensioni psicologiche dopo la morte della grande Monica Vitti con la sapiente guida di  Amedeus si presenta nell’epoca dei Social. Non è bello coem lo scorso anno dove il campionissimo Zlatan forse ormai sulla via del tramonto è stato un po’ Celentano e un po’ Rganar Lokbrock di Viking elegante e sarcastico e con la vittoria dei bei manskin. Giovani musicista gentili degni eredi dei Kiss e dei Vanhallen con una forma di hard rock super melodico hanno avuto l’enorme presentazione di Damiano. Bravo coem Fredy mercury di cui ricorda la prima versione ha un senso dell’ironia e dell’impegno sociale tutto ciociaro quello di Nino Manfredi e spero che possa un giorno cantare tanto per cantare. Nessuno gli supera anche per la loro simpatia l’essere ragazzi normali capaci anche di opinioni scomode. Chi è il loro Arlecchino è Fiorello bravissimo divertente energetico capace di pause e resta il rammarico che non canta e non fa film. Sui primi gli lo disse Ornella Vanoli e sul secondo dovrebbero dirglielo gli autori di cui l’Italia populea. Lo scema d’avanspettacolo due comici e una spalla era quello di Totò e Peppino e vorrei vedere lui e Amedus in un film. La melodia è con tendativi ammirevoli ma passe di Morandi e Ranieri è soprattutto femminili con Noemi forse statica ma bellissima e sensuale a Donatella Rettore una Nina hagler eCrudelia a mille e laura Pausini. Tranquilla bella ma comune la Pausini è un certo tipo di donna italiana buona ma anche capace di opinioni scomodi che presenta un pezzo suggestivo un po’ mieloso e perfetto alale crintose Emma e Iva Zanicchi per arriave alla musica che non è solo rap di mamoth e Blanco. Il rp infrondo è un ‘etichetta ma è anche uno strumento per esplorare delle sonorità antiche che fanno parte dei due pezzi del DNA di mamoth quello egizio e quello sardo. Per me preponderate mostra una antichità un arcaismo degno della civiltà dei Nurages. La provocazione è un elemento fondamentale dai decolté del primo Sanremo neöö’Italia teocratica delle due chiese o meglio dei due bigottismi alla figura di bindi. La prima provocazione è quella estetica di Lauro che secondo me è incompreso. Non ha senso per la melodia come ricorda il vecchio ragazzo Scanzi ma che ricerca il sacro. Anche la blasfemia può arrivare a questo mentre l’indifferenza è tipica del mondo moderno. Qui abbiamo il vero mattore Checco Zanone. Con ironia quasi sarcasmo prende possesso dell’Ariston da quello che chiama il popolino è si rifá a uan tradizione sudista dei De Filippo e Totò di estremizzazione della commedia  all’italiana nel presentare i vizi.  Uan comicità graffiante che porta con una certa ironia bonaria di un bravissimo Sordi che guardava il vizio con l’ironia alla mazzata di clava per farti ridere alla Dario FO. La favola viene travisat sull ‘omofobia e riesce a scherzare sulla pandemia. Scrivo in italiano per mio papà che purtroppo è morto di COVID e non mi sento né offesso né arrabbiato per la canzone di Zenine per un motivo estremizza su uan figura dei virologi ma perché tutti lo siamo diventai e ci aiuta a capire la lezioend i Umberto Eco che nel “Nome della rosa “ ci ricorda che il riso è tipico dell’essere uamano. Questo è quello che Ceco ci aiuta a capire forse provocandoci ma anche questo va bene per noi. Come sempre un bellissimo spettacolo da vedere e assaporare.  Questo si vede quando scegliere di parodiare Albano la musica della sua terra e i Queen la banda per antonomasia amandoli entrambi. Beh buon Sanremo a tutti

Robert Fogelberg Rota