Intervista a Ugo Nasi

 

Ugo Nasi la storia come thriller

Potresti presentarti per i lettori di Filmbasen?

Diciamo che la mia vita è un leggermente articolata e complicata ma vedrò di semplificarla al massimo. Un po' come faccio nella realizzazione dei miei “Corti” storici su YouTube. Sono un Avvocato di Milano con un’esperienza (seppur veloce) in Magistratura. Circa quattro anni fa, con mia moglie e mia figlia – che sta seguendo la facoltà di Giurisprudenza –, abbiamo deciso di trasferirci in Toscana per una serie di motivi di cui però il principale, legato alla necessità di mettere alle spalle smog, inquinamento acustico e lo stress della metropoli per una vita più a misura d’uomo. In Toscana appunto. Da appassionato di Thriller Storici nel frattempo avevo però già scritto un romanzo LE PAGINE PERDUTE. Il racconto parla del mistero legato al famoso Manoscritto Voynich, un libro medievale che gli storici definiscono “oscuro” e all’inquietante leggenda “Dei tre Vivi e dei Tre Morti”. Nel 2017 il mio secondo romanzo storico in chiave thriller, ARCANA RUBRIS, che ha riscosso un notevole successo e che racconta dell’enigma legato al famoso dipinto medievale “i Coniugi Arnolfini” di Jan Van Eijck, e di un quadro gemello considerato maledetto. Nel 2019 ho pubblicato, sempre come autore indipendente, il terzo Thriller Storico, dal titolo L’ULTIMO AFFRESCO, che narra del mistero legato all’iscrizione latina del famoso Quadrato del SATOR e delle vicende che si intrecciano con l’enigmatica vicenda della principessa longobarda Gundemberga, figlia della regina Teodolinda, e dalla vita misteriosa, anche per gli storici moderni. Questi tre romanzi compongo la Trilogia del Mistero. Recentemente ho pubblicato il mio quarto thriller storico: GLI UNTORI DELLA LUCE NERA, che racconta della vicenda di un Cavaliere Templare, Bastien d’Arnaud, che prima di essere un monaco guerriero è un valente scienziato, ed impossessatosi di un frammento di pergamena antichissima realizza una scoperta che può travolgere l’umanità, la luce nera. Ma sono anche impegnato in un Canale YouTube tematico che si occupa di “Corti” Storici legati a fatti noti e meno noti dell’epoca medievale. Tra questi video vi segnalo “Francesco - L’eresia e la normalizzazione”, “Brunechilde e Fredegonda – Le due regine di Sangue”, “Guglielma di Boemia – una santa o una strega?”, “Caterina Sforza una tigre guerriera” e “La Maledizione dei Templari. Insomma sia con i miei romanzi, che potrebbero benissimo essere tradotti in film o serie di carattere storico, sia con il mio Canale YouTube, non nascondo una mia affinità con Filmbasen

 

 

  1. Puoi raccontare come mai il tuo interesse per la storia?

La storia che ci insegnano a scuola a mio parere è arida, inconcludente, infarcita di sterile nozionismo. Solo da pochi anni ho cominciato ad appassionarmi di storia. Se te la devo dire tutta, essenzialmente da quando ho cominciato ad innamorarmi delle città d’arte. Vuoi un aneddoto? Eccotelo. Un giorno assolato di luglio di diversi anni fa mi trovo a Spoleto con mia moglie e mia figlia (piccolina) e vedo la basilica (quella per intenderci dove girano la fiction di don Matteo). Entro, e incontro una scolaresca liceale accompagnata da una professoressa che è intenta a spiegare la storia di quella chiesa. Mi soffermo ad ammirare le sculture e gli arazzi, senza conoscerne la storia, quando vengo incuriosito (forse sarebbe meglio dire “rapito”) da ciò che l’insegnante sta spiegando ai suoi studenti. Parla di Francesco. Ma lo fa raccontando di come era quell’uomo nella vita di ogni giorno. E delle sue passioni, persino dei suoi moti d’ira e del suo carattere forte e per certi tratti autoritario. Chi l’avrebbe mai detto visto che di Francesco ci hanno sempre raccontato di un uomo mite ed umile? Poi, lei invita i liceali a seguirla in una abside laterale. Tu cosa avresti fatto? Ecco io ho fatto lo stesso… in modo un po’ circospetto e con il naso all’insù - simulando un interesse per l’architettura della chiesa che in realtà non avevo - mi sono avvicinato anch’io. Per ascoltare quello che stava spiegando ai suoi studenti, capisci? E così ho appreso che negli ultimi anni della sua vita, Francesco aveva persino ordinato a Fra Leone (uno dei suoi amici confratelli più vicini) di non lasciarlo, arrivando a minacciarlo (non in forma violenta ma… con molta autorità) di tornare nel suo Convento. Ecco, quella professoressa mi ha fatto innamorare della Storia. E credo che lei sia uno di quegli esempi di come dovrebbero essere i nostri docenti. Se per caso dovesse conoscere lo svedese e leggere questa intervista… sappia che le mando un grazie di cuore!

 

Qual’é la situazione della narrativa in Italia?

Sai che non lo so? O meglio, lo so per sentito dire. Le voci che corrono da noi sono che gli editori pubblicano solo autori conosciuti. E questo è come il cane che si morde la coda perché manca quindi lo spazio per nuovi autori e nuove proposte, tanto che l’editoria ha deciso di non “rischiare” più, e gioca sul sicuro. Sempre che possa definirsi “sicuro” il prodotto di autori noti che molto spesso oramai scrivono solo per far fronte ad un impegno editoriale, con storie prive di appeal e passione. E la narrativa ovviamente ne risente tantissimo. Pensa che un autore molto noto da noi ha pubblicato con una casa editrice tra le più importanti un libro con le pagine bianche, scrivendo nell’introduzione che le pagine avrebbero dovuto essere riempite con i pensieri dei lettori. Incredibile!

  1. Ci puoi parlare del tuo interesse per Agnese Vsconti?

È presto detto. Mi appassionai di questa giovane donna circa quattro anni fa, quando conobbi in modo del tutto casuale la sua triste vicenda. A dirtela tutta ci arrivai scoprendo la storia di quello che era successo alla sorellastra Bernarda. Una vicenda incredibile e che ha dell’Horror. Così decisi di scrivere le gesta e la sorte di Agnese, anche se con un aggancio proprio a ciò che accadde alla sorellastra, appunto, che fu murata viva in un castello a Trezzo d’Adda dal padre, Bernabò Visconti, perché geloso di lei, insieme ad una cugina di Bernarda che era suora. Le due poverette morirono di stenti dopo circa sette mesi. Ma la vicenda ha dell’incredibile, tanto che su di lei ho in programma un video. Comunque, tornando alla nostra Agnese, mi appassionai alla sua vicenda perché riconobbi tutti gli ingredienti della tragedia medievale. Sesso, Passione, Tradimento, Crudeltà, Violenza, Amore, Morte. Persino un fantasma entra in gioco in questa vicenda reale antica di circa settecento anni. E mi chiedi perché il mio interesse per Agnese Visconti? Perché questa vicenda potrebbe essere la formidabile trama di un film storico. Direi che la sua è una storia dalle tinte cupe che non sfigura però con quelle di famiglie medievali più blasonate e conosciute, come i Medici o i Borgia, ma altrettanto pregna di pathos.

 

Come consideri gli adattamenti di opere letterarie per il cinema, hai degli esempi che ti piacciono di più o di meno?

Direi che sono abbastanza soddisfatto delle traduzioni cinematografiche di romanzi famosi che avevo letto e di cui poi ho visto il film, come  il Codice da Vinci o Angeli e Demoni di Dan Brown, o il Socio o l’Avvocato della Pioggia di Grisham. Restando in epoca medievale La Papessa Giovanna” di Donna Woolfolk Cross è stato molto bello. A volte ti capita persino di apprezzare di più il film del libro, ma ciò, credo, sia dovuto ai tempi scenici, molto più reattivi e dinamici sul set, che trascritti nero su bianco. Sul tema, sappi che a parte I MEDICI, ma quello è un serial che non ha un romanzo alla base, ho avuto una esperienza cinematografica come protagonista in un cortometraggio dove interpreto Ludovico il Moro. Un film che è finalista al Festival di Londra. Ebbene quest’opera cinematografica è tratta dal romanzo IO L’AMANTE: https://oubliettemagazine.com/2021/01/26/io-lamante-il-corto-prodotto-da-rupe-mutevole-e-tratto-dal-libro-di-roberta-savelli-finalista-alli-am-film-festival-2021/

Ci puoi raccontare un po’ del lavoro de GLI UNTORI DELLA LUCE NERA e se ti sei ispirato un po’ alla storia della colonna infame di Manzoni?

Direi di no. GLI UNTORI DELLA LUCE NERA prende spunto da una mia condizione mentale. Non ridere, anche se può sembrare comico. Ti confesso che mi sono sempre rifiutato di scrivere di templari perché su di loro era stato detto di tutto e di più e quasi sempre legato alla ricerca o alla scoperta del Sacro Graal, argomento degno del massimo interesse, ci mancherebbe, ma che oramai mi sembrava abbastanza inflazionato. Ma poi ho voluto approfondire la vicenda della V Crociata e dei giochi di potere e di interesse che spinsero l’Europa ad intraprendere quella “missione” in terra santa. Interessi che poco avevano di religioso, e molto invece di economico e finanziario. Furono mandati stranieri in terra straniera: Italiani, Ungheresi, Inglesi, Francesi, Spagnoli (credo) anche Svedesi che non parlavano la stessa lingua e che dunque non riuscirono a coordinarsi sui campi di battaglia subendo pesanti sconfitte. E tutto questo per l’arroganza e la superbia di pochi uomini. Uno tra tutti, il Cardinale Pelagio Galvani. Ecco, è lì che entra in gioco il protagonista de GLI UNTORI DELLA LUCE NERA, che è un templare ma sui “generis”, perché prima di essere un monaco guerriero è uno scienziato, e coadiuvato dal suo più acerrimo nemico musulmano – guarda un po’ – che però ha la stessa passione per la scienza come lui, scoprono qualcosa di misterioso e terribile. Qualcosa che potrebbe mettere in pericolo l’intera umanità. Questo è GLI UNTORI DELLA LUCE NERA.

 

Ti piacciono alcuni autori svedesi e in questo caso chi?

Purtroppo non conosco granchè della letteratura svedese, e mi dispiace tantissimo, anche se ho sentito parlare molto bene de L’uomo della Sabbia di Lars Kepler e di Fredrik Backman. Autori che mi riprometto di leggere prestissimo. 

Grazie della bella intervista Robert e, a presto.

Robert Fogelberg Rota