Christina di Svezia e la musica
La conferenza è in italiano Anna Zilli un libro tradotto grazie alla fondazione Lerici che è sempre vicina all’istituto di cultura italiana presente con diverse borse di studio. Altre istituzioni hanno sostenuto questo progetto: la Prins Carl Gustav Stiftelse, La Kungliga Patriotiska Sallskapet e la SWEA Rom. Vengono anche tradotti libri italiani in lingua svedese. Non si tratta di titoli letterari una ricerca per il museo dei reali. Il personaggio di Cristina di Svezia è molto eclettico ha donato una biblioteca al comune di Fermo (in realtà aveva lasciato tutti i suoi averi al Cardinale Decio Azzolino, di Fermo, che muore due mesi dopo la regina Cristina. Allora passa tutto al nipote Pompeo Azzolino che inizia a vendere le cose della Regina. Molte cose sono nella biblioteca Vaticana e molte nella biblioteca di Fermo). Ha inciso molto sulla vita culturale di Roma o meglio dell’Italia. La Svezia è un paese molto buio. La storia del libro inizia 5 anni fa esce nel 2013 in Italiano come na tesi di laurea al conservatorio di Frosinone. Poi, un altro anno di ricerche ancora più approfondite e diventa un libro. La scrittrice è una cantante barocca. Cristina fu la musa di Roma, una grandissima mecenate di musica. Passava davanti al monumento dedicato a Cristina di Svezia nella chiesa di San Pietro chiedendosi se una donna sepolta in Vaticano non fosse una sorta di santa. Dai racconti delle guide veniva fuori qualcosa di diverso. Molti romani sentono Cristina come la regina che ha scelto la città dei suoi sogni facendo la mecenate soprattutto per la musica. Aprì il primo teatro pubblico a Roma. Nel 1634 a Venezia venne aperto il teatro San Cassian. Lo aprì nel 1671 il teatro Tordinona che oggi non esiste più. Ha ottenuto il permesso di far cantare le donne a Roma. Le voci femminili in quell’epoca erano quelle dei castrati. Si parla molto di alcune donne cantanti. Cristina viveva a Palazzo Corsini. Quando lei lo acquistò si chiamava Palazzo Riario . Ogni sessione dell’Accademia Reale, da lei fondata, veniva aperta e chiusa dalla musica. La vita di Cristina a Roma era come un lunghissimo film con una splendida colonna sonora. L’entrata di Cristina fu il 23 dicembre 1655 ci sono diverse immagini di questo evento. Entrò dalla Porta del Popolo. Sopra la porta del Popolo, restaurata per l’occasione da Gian Lorenzo Bernini, c’è un’iscrizione che ricorda l’evento: “Al felice e fausto ingresso. A.D. 1655. Non venne neanche scritto il nome della regina Cristina di Svezia. Non vi era bisogno, perché tutti sapevano a chi si riferiva quel felice ingresso. Il funerale fu nel 1689 e la musica era la forma d’arte. Il Carnevale romano momento di meno restrizioni. Il Carnevale del 1656 passò alla storia come il carnevale della regina. Cristina non solo ispirò attività musicali; fu anche promotrice di molte accademie musicali. Fu prima ospite del Papa nella Torre dei Venti in Vaticano, evento praticamente unico per una donna; poi si trasferì a Palazzo Farnese. in una delle sale, forse quella affrescata dai Carracci, si teneva l’accademia Reale. Partì per due o tre viaggi in Svezia per cercare di aumentare le sue risorse finanziarie. Continuò con l’Accademia Reale e le attività musicali a Palazzo Riario che divenne un grande centro culturale. L’accademia non era aperta alle donne ma a principi e cardinali (Strindberg disse che odiava le donne) v’è una lista dei vari argomenti amore, Dio, fedeltà e diverse altre virtu’. Una quasi certezza nel 1676 venne messa in scena una serenata che Cristina commissionò a Alessandro Stradella: Damone e Clori o La forza delle stelle. Cristina stessa lasciò scritto la trama, la strumentazione, la scelta delle voci. Non solo amava la musica ma era una vera esperta essendo anche parente del padre delle musica Svedese Erik XIV. Alla fine di febbraio, il 24, a Roma verrà messa in scena la serenata La forza delle stelle per cinque voci. Cristina amava l’opera; la musica strumentale l’apprezzo dopo l’incontro con Corelli, che fu uno dei suoi prestigiosi maestri di cappella. Amava in particolare i madrigali, un genere musicale che aveva raggiunto il massimo fulgore nel ‘500. Le dimensioni di palazzo Riario non permettevano la messa in scena delle opere barocche più complesse. Si mettevano in scena soprattutto le opere pastorali di Alessandro Scarlatti, che non necessitavano di complessi cambi di scena. Sul luogo ove un tempo sorgevano le carceri di Torninona - dove furono ospiti Giordano Bruno e Caravaggio – fu costruito il Teatro Tordinona. Inaugurato nel 1671 chiuso nel 1674 perché nel 1675 ci fu il giubileo, durante il quale era permesso suonare solo musica sacra. Nel 1676 Innocenzo XI chiuse il teatro fino al 1690, l’anno dopo la morte di Cristina e dello stesso Papa. Le opere proposte al Tordinona erano principalmente di Cavalli e Cesti. Nella stagione del Carnevale 1671 fu inaugurato l’8 di gennaio lo Scipione Affricano di Francesco Cavalli e poi il Giasone o meglio il “Novello Giasone”. Erano opere che erano già state messe in scena a Venezia e che poi furono ritoccate con i prologhi di Alessandro Stradella. La cantante Antonia Coresi, una delle quattro cantanti di cui si parla nel libro, ebbe il ruolo di Scipione nell’omonima opera e di Medea nel Giasone. I personaggi maschili erano spesso soprani soprattutto castrati. Le loro voci erano acutissime e le loro gabbie toraciche maschili, più capienti, permettevano loro di avere fiati prodigiosi. Anche Angelica Quadrelli ebbe ruoli da protagonista nelle opere del Tordinona, Scipione e Giasone. Cristina organizzò anche opere presso la residenza di Gian Lorenzo Bernini, dei Colonna e dei Pamphili. Bernini era uno stimatissimo amico di Cristina. Era così stimato da lei che si dice che quando andava a trovarlo nel suo laboratorio gli baciasse il grembiule in segno di deferenza. Nessuno trattava gli artisti così bene in quell’epoca. Bernini spesso organizzava opere in casa, di cui creava la scenografia. Per mettere in scena molti oratori si utilizzavano spesso i collegi o seminari. Cristina fece di Roma uno dei centri musicali più incredibili. Scarlatti e Corelli erano alcuni dei maestri di cappella nella sua corte romana. Le cantanti venivano formate alla musica al canto ma anche agli strumenti – liuto, spinetta, clavicembalo. Le cantanti dovevano viaggiare moltissimo per lavorare. Si recavano presso la corte dei vari duchi principi o quant’altro nelle diverse città di Italia. Le donne avevano un maestro e mentore privato. Il Papa Odescalchi Innocenzo XI vietò a tutte le cantanti donne di lavorare. Moltissime di loro rimasero senza lavoro; Cristina cercò di sistemarne alcune a casa sua ed altre in vari conventi. Innocenzo XI vietò inoltre alle donne di indossare camicie. Cristina fu molto felice a Roma. In una lettera scritta ad Amburgo nel 1666 disse che avrebbe vissuto a pane e acqua a Roma con una sola serva piuttosto che da regina in qualsiasi altra parte del mondo. Oltre ad essere appassionata di musica ed arte era appassionata anche di alchimia. Roma è piena di luoghi legati alla memoria di Cristina. Un itinerario ideale sulle tracce di Cristina partirebbe da piazza del popolo, per poi arrivare a Piazza Farnese con la chiesa di Sanat brigida. E la galleria Corsini a Trastevere; la zona del Tordinona dalla parte opposta di Castel Sant‘Angelo e la sua tomba in Vaticano. Con il cenotafio. Prima di trasferirsi definitivamente a Palazzo Riario fu residente al Quirinale a Palazzo Rospigliosi. In Santa Maria in Navicella fu esposto il suo cadavere. Avrebbe voluto essere sepolta in Pantheon accanto al suo amato pittore Raffaello Sanzio. Invece per la ragione di stato venne sepolta in Vaticano. Non fu mai musicista, solo dilettante. Aveva una voce di contralto. Stradella era nato a Nepi. Non ci sono documenti rilevanti sui balletti nella zona di Roma. C’erano molti cantanti alla sua corte; uno fra tutti il castrato Loreto Vittori preso dalla cappella Sistina e il tenore Nicola Coresi, marito di Antonia. Essendo legata al Vaticano Cristina poteva prendere in prestito i cantori della Cappella Sistina per oratori e musica sacra. Bisogna aspettare il 1800 affinché le cantanti donne possano tornare ad esibirsi tranquillamente. Senza il vaticano era più facile I conservatori nascono a Venezia e a Napoli. Nella prima c’erano le putte di Vivaldi. Per la serenata La forza delle stelle ci sono due manoscritti a Modena e a Torino. La nostra autrice ha scelto quello di Torino perché li vengono proprio indicati i nomi delle protagoniste interpreti – una di esse era Antonia Coresi. Cristina non odiava le donne. Oggi è diventata un icona per il movimento gay. Una presunta storia d’amore con il cardinale Azzolino. In Italia avvengono sempre più femminicidi - cosa preoccupante. Forse sarebbe l’ora di portare l’esempio di Cristina donna forte, colta e libera più in auge. Lei era una regina ma ha avuto un’educazione senza nessuna restrizione. La conoscenza, la cultura, il sapere lo studio sicuramente possono costruire un’immagine più forte delle donne. Fu educata a fare molte cose. Forse la strada dovrebbe essere l’educazione. Odiava tutto ciò che era la sfera domestica delle donne. (Però in Svezia è po’ diverso il modo di costruire l’immagine